Premessa
Tomaso Lanteri Minet
La ricerca si è proposta di indagare la figura di Mario Labò (1884-1961), architetto-progettista, attento mediatore culturale impegnato negli studi storiografici, nella critica dell’arte, nella politica e protagonista dell’avanguardia razionalista. Si è ceracto di definirne il profilo culturale eseguendo una lettura critica e consapevole delle numerose fonti scritte, dell’opera progettuale, studiando i rapporti intrapresi con i contesti nazionali e internazionali delle avanguardie culturali di inizio Novecento. La ricerca vuole raccontare, attraverso l’attenta analisi delle fonti di archivio e lo studio approfondito dell’opera culturale di Mario Labò, le prime sei decadi del XX secolo. Inoltre, l’obbiettivo di questa tesi è quello di fornire un primo contributo sugli elementi compositivi della sua architettura in rapporto agli anni della formazione e agli scritti da lui prodotti.
La formazione con Annibale Rigotti, considerato l’architetto italiano più vicino a Otto Wagner, e l’adesione al razionalismo avvenuta ufficialmente nel 1931, con la partecipazione alla seconda mostra del MIAR, fanno di Labò uno dei promotori dell’architettura razionalista sia come critico con la stesura di alcuni testi monografici e con la collaborazione con “Casabella”, sia come progettista di opere realizzate prevalentemente in Liguria. Dunque, la prima parte della tesi riguarda lo studio delle innumerevoli relazioni che Labò ha intrapreso con esponenti culturali della prima metà del XX secolo e, attraverso queste, si vuole descrivere il suo punto di vista privilegiato sull’architettura dando testimonianza della sua attiva partecipazione all’interno del MIAR e in “Casabella”, così come l’impegno costante nella diffusione del “moderno” attraverso numerose pubblicazioni tra cui un testo dedicato all’Architettura e arredamento del negozio, agli Alberghi di tutto il mondo e alla Rassegna delle colonie, alpine, marine, e elioterapiche. L’attività progettuale è stata sicuramente condizionata dalla sua precoce scelta antifascista che lo porta ad avere una committenza privata durante gli anni di regime, dedicandosi alla progettazione di edifici residenziali e di strutture di frequentazione pubblica. Inoltre, in occasione di questa ricerca l’interesse si è concentrata sul rapporto tra il concetto di rinnovamento e quello di salvaguardia dei centri urbani, al fine di focalizzare l’attenzione sulle relazioni che si stabiliscono tra città ed edificio, cercando di identificare questi aspetti nel lavoro di studio e ricerca condotto da Labò sulla città di Genova nell’attività professionale negli anni della ricostruzione postbellica. Il lavoro di studio intrapreso dall’architetto genovese ha portato all’individuazione di un metodo scientifico appropriato per la conoscenza del manufatto architettonico e che diventa l’elemento primo da affrontare precedentemente a qualsiasi intervento. La collaborazione con Adolfo Venturi e l’attività nella redazione del periodico “Rassegna di Architettura” insieme a Vincenzo Fasolo, Gustavo Giovannoni, Giulio Pediconi e Annibale Rigotti, diventano un’occasione privilegiata di partecipazione all’interno del dibattitto culturale nazionale. Durante la stesura del Piano di Ricostruzione (con Giovanni Romano, Eugenio Fuselli, Aldo Assereto), affronta le questioni del risanamento dei centri storici analizzando i singolari rapporti tra edificio e spazio pubblico della città di Genova. Segue la lettura di alcuni dei casi urbani e architettonici ritenuti significativi ed esplicativi delle idee progettuali di Labò sia in rapporto ad interventi su edifici esistenti, sia rispetto a nuovi edifici. Infatti, egli fornisce il suo contributo disciplinare attraverso il progetto di quattro edifici pubblici pensati per le aree centrali di Genova: il Teatro Carlo Felice (con Marco Zanuso), il Museo Chiossone, il Palazzo dell’Arte (con Franco Albini, Franca Helg) e gli uffici AMGA (con Luigi Carlo Daneri).
Un capitolo a parte merita lo studio della presenza di Labò all’interno del dibattito sulla progettazione architettonica e le sue interazioni con esponenti delle avanguardie durante le triennali svoltesi dal 1923 al 1940 alle quali egli partecipa in forme molto differenti e che lo vedono impegnato come organizzatore, come progettista e come critico, dove affronta il tema della casa per tutti. La necessità di definire i fondamenti teorici della disciplina urbanistica per la costruzione di un nuovo modello sociale, finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita degli uomini, è alla base di uno stretto rapporto tra l’attività politica e la partecipazione all’interno del movimento di Edizioni di Comunità.